Tanti ambienti diversi
I termini vegetazione e flora a volte sono usati come sinonimi, sebbene abbiano significati ben diversi, significati che è opportuno conoscere per comprendere al meglio il paesaggio e l’elevata biodiversità che caratterizzano il Monte Barro.
Con il termine “vegetazione” si intende la vita vegetale presente in un determinato territorio. Il termine “flora” indica invece l’elenco delle specie vegetali presenti in un dato luogo, a formare le vegetazioni ivi presenti. Sul Monte Barro la vegetazione è molto variegata, con numerose tipologie concentrate all’interno di uno dei più piccoli parchi regionali. Si possono infatti osservare: boschi submediterranei, boschi mesofili, praterie magre, praterie delle rocce carbonatiche e stipeti. Ognuno di questi ambienti è determinato da specifiche condizioni di clima e di terreno, e presenta particolari caratteristiche vegetazionali e floristiche.
Questi due importanti aspetti del Monte Barro, sono stati esaminati con rigore scientifico dal Prof. Giovanni Fornaciari nel suo libro Flora e vegetazione del Monte Barro (1986). A lui il Parco ha dedicato un Sentiero botanico nei pressi dell’Eremo, dove nel 1881 fu realizzato il primo giardino botanico alpino in Italia, chiamato Daphnea in omaggio alla dafne odorosa (Daphne cneorum), specie allora abbondante in quel luogo.
I boschi submediterranei costituiscono vegetazione forestale tipica dei versanti più soleggiati e secchi del Monte Barro. Questa vegetazione si sviluppa infatti su suoli calcarei, aridi e spesso superficiali. Per quanto riguarda lo strato arboreo, la flora presente è composta soprattutto da roverella (Quercus pubescens) e carpino nero (Ostrya carpinifolia), accanto ai quali si possono trovare l’orniello (Fraxinus ornus), il maggiociondolo (Laburnum anagyroides) e il sorbo montano (Sorbus aria) con le caratteristiche foglie a pagina inferiore bianca.
Tra gli arbusti si osservano il pero corvino (Amelanchier ovalis), particolarmente attraente in primavera quando si colora di bianco grazie ai suoi fi ori, e il sommacco selvatico (Cotynus coggygria) riconoscibilissimo in autunno quando le foglie si colorano interamente di rosso. Infi ne lo strato erbaceo ospita sia specie tipiche dei prati da sfalcio e delle praterie calcaree, sia specie maggiormente legate al bacino mediterraneo. Tra queste si segnalano: il ciclamino (Cyclamen purpurascens), la frassinella (Dictamus albus) dall’intenso aroma di limone e la rosa di Natale (Helleborus niger) che in inverno mostra i suoi grandi fiori bianchi.
I boschi mesofili sono vegetazioni tipiche di zone con caratteristiche ecologiche intermedie; sono presenti su suoli profondi e ricchi di nutrienti ed hanno una particolare ricchezza floristica. Tra gli alberi possiamo trovare la rovere (Quercus petraea), il castagno (Castanea sativa) e i maestosi faggi (Fagus sylvatica) particolarmente abbondanti nella Val Faèe che ne prende il nome e presenti nei pressi dell’Eremo con esemplari monumentali alti anche più di 30 metri.
Frequenti sono anche il tiglio nostrano (Tilia platyphyllos) e il tiglio selvatico (Tilia cordata). A livello arbustivo si osservano il nocciolo (Corylus avellana), il biancospino (Crateagus monogyna), il ligustro (Ligustrum vulgare) e il caprifoglio peloso (Lonicera xilosteum).
Nel sottobosco si osservano molte specie a foglie grandi che si sono adattate a vivere all’ombra della fitta copertura arborea, come la barba di capra (Aruncus dioicus), la salvia vischiosa (Salvia glutinosa), dai fiori gialli ed appiccicosi, e la lattuga montana (Prenanthes purpurea), con fi ori piccoli e rosso scuro. Lo strato erbaceo è anche caratterizzato da specie a fioritura precoce quali l’erba trinità (Hepatica nobilis), la pervinca (Vinca minor) e la primula comune (Primula vulgaris).
Salendo di quota, incontriamo le praterie, in particolare i prati magri e le praterie delle rocce carbonatiche. I prati magri sono ambienti presenti lungo i versanti orientali e meridionali della metà superiore del Barro, e il loro stesso nome indica che in questa vegetazione non si effettua né l’irrigazione né la concimazione. Si rinvengono soprattutto sui pendii più acclivi e su suoli superficiali, dove il bosco stenta a svilupparsi. E’ un ambiente con una storia strettamente legata all’attività dell’uomo che fin dall’antichità ha inizialmente disboscato e poi mantenuto tale, un’ampia parte del Monte Barro per occuparla con pascoli o per produrre foraggio.
I prati magri sono caratterizzati da una eccezionale biodiversità (25-40 specie per mq) e da specie vegetali di spettacolare bellezza. Il loro “nemico” è il bosco che, venuto a cessare lo sfalcio periodico da parte dei contadini, tende a riprendere il sopravvento e ad avanzare riducendone progressivamente le dimensioni.
La sopravvivenza di questi ambienti è perciò ora affidata all’azione dell’uomo. La flora presente, come si è detto, è molto numerosa e speciale. In primavera meravigliose orchidee, come l’orchidea maschia (Orchis mascula) e l’orchidea piramidale (Anacamptis pyramidalis), colorano questi prati. Accanto a queste, si possono osservare l’enula scabra (Inula hirta) dai bei fiori gialli, il giaggiolo susinario (Iris graminea) così chiamato per il particolare profumo dei suoi fiori, la vulneraria (Anthyllis vulneraria) e la salvia comune (Salvia pratensis), nonché specie meno appariscenti, come il forasacco eretto (Bromus erectus).
Le praterie delle rocce carbonatiche si trovano lungo i versanti a media esposizione, su terreni calcarei (alti valori di pH, ossia bassa acidità) con moderata aridità. Sono ambienti molto particolari, caratterizzati dalla presenza di suoli eterogenei, discontinui e pietrosi, che generano una molteplicità di microambienti, e che permettono la crescita di piante con esigenze diverse su un’area di dimensioni ridotte. Questo tipo di ambiente ha una dinamica molto veloce, in quanto le “morti accidentali” provocate da condizioni di vita difficili e mutevoli liberano nuovi spazi che possono accogliere specie ogni volta diverse, in base alle condizioni microambientali che si vengono a sviluppare. In questi ambienti tra le specie erbacee, si incontrano innanzitutto le graminoidi che costituiscono l’ossatura della prateria, come la sesleria comune (Sesleria varia), la carice minore (Carex humilis), la carice candida (Carex baldensis).
Specie più vistose sono invece l’aquilegia di Einsele (Aquilegia einseleana), l’erba regina (Telekia Genziana), la pulsatilla alpina (Pulsatilla alpina), distinguibile da quella montana simbolo del Parco, per la presenza di fiori bianchi, le vedovelle alpine (Globularia nudicaulis), la genziana di Clusius (Gentiana clusii) e la splendida e rara peonia selvatica (Paeonia officinalis).
Lo strato arbustivo, caratterizzato dalla presenza di piccoli cespugli, è costituito da ranno spinoso (Rhamnus saxatilis), poligala falso bosso (Polygala chamaebuxus) e l’inconfondibile erica carnicina (Erica carnea).
Gli stipeti si sviluppano sulle creste e sui versanti del Monte Barro caratterizzati da un’intensa radiazione solare; in questi luoghi le severe condizioni ecologiche sono accentuate anche dal suolo sassoso e arido con presenza di rocce affioranti. La vegetazione discontinua è ricca di specie elio-xerofile, ovvero adatte a vivere con un elevato grado di luminosità e di siccità dell’ambiente. La flora è dominata dalla presenza del lino delle fate (Stipa pennata) così chiamata per le sue infiorescenze piumose e candide. Sono presenti altre graminacee xerofile come il forasacco eretto (Bromus erectus), il paleo rupestre (Brachypodium rupestre) e il paleo alpino (Koeleria macrantha).
Vi sono poi specie a portamento prostrato-strisciante come il timo di Froelich (Thymus froelichianus), il camedrio comune (Teucrium chamaedrys) e le vedovelle celesti (Globularia cordifolia). Si possono osservare infine la graziosa stellina purpurea (Asperula purpurea) e varie specie di garofani tra cui il garofano di Seguier (Dianthus seguieri).